Levante non ha avuto il permesso dalla Curia per potersi esibire in piazza Duomo a Lecce: la colpa è dei testi delle sue canzoni.
La Curia di Lecce ha detto no al concerto di Levante in piazza Duomo! La cantautrice è costretta a trovarsi un’altra location per la sua data salentina nel prossimo tour estivo. Il motivo? A quanto pare per il vescovo di Lecce i suoi testi sarebbero troppo irriverenti…
Ecco quali sono le canzoni finite nel mirino della Curia leccese, che ha invitato Levante a restare lontana dal Duomo, un luogo sacro non compatibile con alcuni brani del suo repertorio.
Perché la Curia ha vietato il concerto di Levante in piazza Duomo
La spiegazione del ‘no’ piuttosto rumoroso al concerto di Levante è stato dato dalla stessa arcidiocesi. A quanto pare, per le richieste di eventi in piazza Duomo, il cui terreno è di proprietà della Chiesa, la Curia si riserva di valutare i casi singolarmente con una commissione.
Per poter ottenere il permesso c’è bisogno che ci sia “compatibilità fra i testi, lo spettacolo e la sacralità del luogo“. Nel caso di Levante, ammette l’arcidiocesi “c’è qualche problemino“.
Ma quali sono le canzoni che lasciano perplessi i membri della commissione? A quanto pare Alfonso, brano in cui ci sarebbe qualche parolaccia di troppo, e soprattutto Gesù Cristo sono io, un pezzo del 2017 che offenderebbe la sacralità del luogo.
La risposta di Levante
Dopo aver saputo dello stop, Levante si è presa qualche ora di riflessione prima di rispondere alla Curia. Le sue parole sono arrivate solo nella serata del 10 aprile tramite alcune storie su Instagram. La cantautrice ha sottolineato che il problema non è il cambio di location, cosa che in Italia accade spesso, ma la motivazione.
Il ‘no’ della Curia l’ha lasciata senza parole. “La chiesa ci insegna ad analizzare i testi, li leggiamo, li analizziamo, li comprendiamo e li facciamo nostri“, spiega Levante, “qui invece siamo di fronte a delle persone che si sono fermate a leggere un titolo“.
Perché la cantautrice proprio non ci sta a veder bollata come offensiva per la sacralità la sua canzone Gesù Cristo sono io in cui, aggiunge, lei ha difeso la sacralità di una donna maltrattata paragonando i suoi dolori a quelli di Cristo.